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23 ottobre 2009

VENTI ANNI del Calendario

Kibera è una slum di Nairobi, è quello che a Nairobi chiamano Nairobbory, immondizia di Nairobi. kibera e le altre baraccopoli sono discariche. Nairobi, 5.000.000 di persone, ha quasi un milione di abitanti solo a Kibera, senza contare Korogocho e le altre discariche.

La vita a Kibera è fatta di pochissime cose, moltissime abitudini, qualche accortezza e una creatività amara. Kibera è amara, come può esserlo un posto in cui ottocentomila persone vivono in otto ettari di terra, in baracche, con meno di un dollaro al giorno. Kibera ferve di vita, scorrono i sorrisi tra i rivoli di liquame.

Le case di Kibera hanno una pianta semplice e irregolare, le più grandi rettangolari, le più piccole quasi quadrata, gli utensili ricavati dai materiali di scarto, come anche le coperture dei tetti, i mobili, tutto. Le pareti seguono curve bombate, dove il fango è modellato in modo da farci stare il fornello, o il letto, o la televisione spenta. I colori di Kibera sono tanti, tutti sfumati da una polverosa coperta che rende tutto omogeneo.

Gli odori di Kibera, sono odori forti. Odori di vita dai fornelli accesi, odori di morte dall'immondizia. Dalle baracche di chi muore di AIDS, da quelle di chi sta male sale un odore misto, questo è l'odore particolare di Kibera. L'urbanistica di Kibera viene modificata a ogni stagione della pioggia, momento dell'anno in cui si spostano intere file di baracche: strade si creano, strade scompaiono, con loro quello che c'era sopra prima.

L'acqua a Kibera è “distribuita” in punti precisi, fontanelle, dove si possono trovare lunghe file per il rifornimento idrico. In Africa l'acqua è un bene prezioso. A Kibera è preziosissimo. Le televisioni non mancano, troneggiano su una parete dell'unica stanza. Le televisioni sembrano in buono stato, però nessuno le accende, nessuno potrebbe, l'energia elettrica prodotta da piccoli generatori viene usata per qualche ora di luce. Le donne si occupano della gestione domestica, tentando di tenere in piedi la baracca, cucendo vestiti di mille sfumature, preparando il fuoco nel secchio di ferro per cuocere semi, riso e latte per pranzo e per cena. Le donne di Kibera sono il motore dello slum.

La mattina si alzano presto, in fila per prendere l'acqua commentano la giornata, si raccontano della scuola del figlio, del marito in carcere, della figlia incinta. Le donne di Kibera parlano tanto tra loro. Le donne di Kibera sono quasi tutte mamme, spose e sieropositive. Le donne di Kibera brillano nei sorrisi che spendono per i loro figli prima di portarli a scuola.

Immaginando di essere Kizito, un bambino di Kibera.
Oggi sono andato a scuola. Mi hanno detto che si sarebbe parlato di noi in un paese lontano, in Europa. Si incontrano tutti i paesi del mondo per trovare una soluzione ai nostri problemi. Ho chiesto se c'era la possibilità di avere una casa più grande, un poco di spazio per giocare. Siamo in tanti nello slum e lo spazio è pochissimo. Mi hanno risposto che avrebbero fatto vedere le immagini della nostra condizione, fotografie che avevo scattato con i miei amici questa estate. Volevo chiedere più spazio, più vita, ma anche in quel paese lontano, in Europa, dove parlano di noi, per noi lo spazio è poco e così le foto sono piccole. Forse è il nostro destino, tante persone in un piccolo spazio, tante immagini in un piccolo spazio, non ci hanno dato di più... chissà se ci vedranno in mezzo ai loro grandi discorsi...

Il calendario porta il messaggio di quel bambino tra di noi.

 

  • Copertina del calendario 2010
  • Mese di Gennaio 2010

 

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